Recensione: S.A. Cosby, Deserto d’asfalto

S.A. Cosby
DESERTO D’ASFALTO

Edizioni Nutrimenti | pp. 330 | € 19
Traduzione di Nicola Manuppelli

Scritto per diventare un film: questo è in estrema sintesi il giudizio su questo thriller. Bug, un meccanico quasi onesto, padre di famiglia, si destreggia tra corse sulle highway della Virginia, sparatorie tra il suo gruppo di ‘alleati’ e i cattivi, e l’immancabile rapporto problematico con la moglie. In definitiva un buon romanzo di genere, che ha il suo punto forte nella trama serrata e in una scrittura leggera ma che non scivola mai nel banale. Stretto tra i debiti con la banca, la crisi lavorativa a causa della concorrenza sleale di un’officina rivale che pratica prezzi scontatissimi, Bug si ritrova, con suo cugino, a dovere effettuare un lavoretto per un criminale che sfrutta la sua capacità alla guida. Su tutto questo si staglia l’ombra del padre, che prima di scomparire ha lasciato a Bug una macchina che potrebbe appianare i debiti ma che è anche l’ultimo legame che il nostro eroe ha con il genitore.
Quello che lascia stupito il lettore italiano è l’apparente noncuranza degli americani per la morte violenta altrui e l’onnipresenza delle armi nelle mani dei protagonisti. Il carattere di Bug, all’anagrafe Beauregard Montage, e tutto quello che succede nello sviluppo della vicenda sono la conseguenza logica di queste due constatazioni. La storia scorre veloce, tra mille colpi di cena, verso il finale che la sceneggiatura da colossal impone. Se tenete presente che siete all’interno della letteratura di genere non resterete delusi.

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